Come
architetto, e ancor prima come giovane studentessa sensibile alla
potenza comunicativa, ed evocativa, dell’architettura, interessata da
sempre al ruolo psicologico, e più profondamente ed ostentatamente
sociale, delle forme e degli spazi, ho intrapreso da diversi anni un
percorso personale di ricerca in questa direzione, avendo anche
intrapreso un percorso di ricerca all’interno di una scuola di
specializzazione in Psicoterapia. Per me il processo progettuale parte
da quella che ho definito Anamnesi spaziale, per giungere ad un prodotto che riesca ad essere psico-sostenibile.
Rispetto alla mia personale formazione professionale, la mia
convinzione di progettista è di comprendere il rapporto tra l’utente
finale e lo spazio che mi si chiede di progettare, giungendo ad un
prodotto che nelle sue proporzioni sarà il più idoneo a quello specifico
utente. Qualsiasi progettista instaura con la misura e la proporzione
un rapporto psicologico, la misura diventa modulo stesso del rapporto
tra l’uomo e l’oggetto da vivere, e compito del progettista è scovare la
natura di quel rapporto e di quella misura.
Caso delicato, in tale ottica diventa la progettazione del residenziale, per la quale parto, da una serie di colloqui con la futura utenza, ovvero il cliente. Partendo dall’anamnesi spaziale l’obiettivo è quello di procedere, con la cura di un sarto, secondo un percorso che porti ad un prodotto idoneo, cucito addosso a chi dovrà abitarlo. La casa, che per antonomasia è vista come ricovero e protezione, non può rispondere allo stesso modo alle esigenze di persone differenti tra loro, si pensi a quanto diversa possa essere l’idea di abitazione per un giapponese o un siciliano, ma anche per un olandese ed un francese. Retaggi culturali, contesto sociale, istruzione, esperienze, emozioni, sensibilità, fanno di ogni uomo qualcosa di unico, da questa unicità scaturiscono esigenze peculiari che vanno indagate perché ogni cliente possa permettersi di abitare nella casa che sia per se psicosostenibile, condizione che può essere raggiunta solo se il cliente si lascia guidare evitando di inciampare nelle errate convinzioni di ciò che lo fa stare bene.