In occasione dell’evento nazionale “Studi Aperti” lo studio di architettura adHoc laboratorio di idee di Rossella D’Angelo ha organizzato un vernissage a tema “Percorso di sensibilizzazione alla psicosostenibilità: Tutto è più della somma delle parti” all’interno del quale presenta un punto di osservazione rispetto al ruolo psicologico dell’architetto come dell’orafo, con la realizzazione di una piccola installazione a quattro mani, con la stilista di gioielli Giuliana Di Franco. L’installazione ha avuto il ruolo di esplicitare il senso della “misura” e della proporzione, nella grande come nella piccola scala, quale tassello fondamentale per il raggiungimento del benessere psico fisico di chi indossa il gioiello o di chi vive l’architettura. Infatti, attraverso gli strumenti di misurazione l’orafo e l’architetto impostano i canoni, di canoviana memoria, che permettono all’individuo di vivere bene la propria condizione di fruitore. Il senso del rapporto e della proporzione fra noi e ciò che ci circonda non è infatti una condizione standardizzata, ma frutto della personale capacità di percepire gli oggetti e lo spazio. La profondità, le cavità, il buio, la luce, il colore, la simbologia, lo spazio, le dimensioni, il riflesso, l’omogeneità, la rugosità, il calore dei materiali, la fluidità o la rigidezza delle forme, sono peculiarità degli oggetti, piccoli o grandi che siano, che ci permettono di rapportarci con questo, e nella natura del rapporto tra il fruitore e il gioiello o l’architettura sta il senso di benessere che poteva derivarne. Da questi spunti comincia il viaggio del progetto, e la ricerca del “bello”, che nel caso dell’orefice si estrinseca nella scelta del gioiello che lo fa stare bene all’interno di una gamma di possibilità offertegli; nel caso dell’architetto invece il processo diventa più complesso, poiché il fruitore dell’oggetto finale non viene messo in condizione di poter scegliere quello che lo fa stare bene, ma è compito dell’architetto trovare quella “misura” tale da trasmettere benessere, o qualsiasi altra sensazione (come ad esempio il panico e lo smarrimento suggeriti dalle “architetture” berlinesi: Holocaust-Mahnmal di Peter Eisenman e il Jüdisches Museum Berlin di Daniel Libeskind). Il tema si collega infatti alla scuola Gestaltica di Psicoterapia, presso la quale l’arch. Rossella D’Angelo ha fatto ricerca sulla percezione dello spazio e delle forme, sviluppando proprie teorie sull’approccio progettuale alla scala architettonica e urbana, e sui risvolti psicologici e sociali.